Nella notte del 21 dicembre del 1923, Sciacca, una città sulla costiera siciliana, fu testimone di un evento che avrebbe segnato profondamente la sua storia e quella dell’aviazione. Si racconta che un temporale di straordinaria intensità dominava il cielo, quando, verso le due e trenta del mattino, un gruppo di operai della Ferrovia, terminato il proprio turno, si apprestava a tornare a casa. Fu allora che un bagliore insolito squarciò l’oscurità a ovest. Non un fulmine, ma una luce intensa e fugace, sparita quasi subito dalla loro vista. Anche un cacciatore, sveglio quella notte, testimoniò di aver visto un bagliore rosso all’interno di una nube, seguito da qualcosa in fiamme che precipitava dal cielo.
La tragedia del Dixmude 1923 -2023
Questo evento era l’antefatto di una delle più gravi tragedie dell’aeronautica francese. Il mattino seguente, sulla spiaggia di Sciacca, alcuni pescatori ritrovarono due serbatoi di alluminio con incisi i numeri “75 L-72” e “S-2-48 LZ-113”, insieme a detriti vari, tra cui tessuto carbonizzato e frammenti di travi di alluminio. Inizialmente, questi ritrovamenti non suscitarono grande interesse, poiché non era inusuale trovare relitti dopo una mareggiata.
Tuttavia, il 26 dicembre, tre pescatori scoprirono un corpo impigliato nelle loro reti e tornarono immediatamente in porto. Le autorità sanitarie e un magistrato intervennero, identificando il corpo come quello di Du Plessis de Grénédan, comandante del dirigibile francese Dixmude, grazie ai documenti rinvenuti nelle sue tasche. Il suo orologio si era fermato alle 2:27. Nei giorni seguenti, altri corpi furono recuperati e trasferiti temporaneamente nel cimitero di Sciacca.
In Francia, la notizia della tragedia fu inizialmente tenuta segreta dal comando dell’aeronautica militare, nonostante il 21 dicembre la stazione radio di Algeri avesse captato due messaggi dal dirigibile Dixmude, prima di perderne ogni traccia.
La perdita del dirigibile non era ammessa ufficialmente per motivi politici, ma il ritrovamento del corpo del comandante nelle acque siciliane rese impossibile mantenere il segreto.
Storia del dirigibile Dixmude
Il Dixmude, originariamente un dirigibile Zeppelin costruito per la Marina imperiale tedesca e denominato L 72 (c/n LZ 114), era stato ceduto alla Francia come riparazione di guerra dopo la prima guerra mondiale. Rinominato in onore della località francese di Dixmude, teatro di una battaglia del primo conflitto mondiale, era stato rimesso in servizio per la Marina francese.
Il 18 dicembre 1923, il Dixmude partì per un raid di prova non-stop sopra il Sahara dalla sua base a Cuers-Pierrefeu. Dopo aver completato con successo il suo addestramento, il dirigibile iniziò il viaggio di ritorno verso la Francia. Alle 22:00 del 20 dicembre, dopo aver sorvolato la Tunisia, virò verso il Mediterraneo, dirigendosi verso la Sardegna. La sera del 20 fu visto attraversare la Tunisia, e la stazione radio di Algeri captò due messaggi che segnalavano turbolenze dovute a un temporale, poi più nulla.
Relazione del Comitato consultivo nazionale per l’aeronautica francese
Si ritiene che il dirigibile sia stato colpito da un fulmine, incendiando i suoi palloni all’idrogeno e precipitando in mare a poche miglia da Sciacca. Tuttavia, una relazione del Comitato consultivo nazionale per l’aeronautica francese del 1924 suggerì che il disastro fosse stato causato da un incendio di benzina nel corridoio della chiglia, anziché da un fulmine. Fu anche osservato che il dirigibile era stato impiegato in condizioni atmosferiche pericolose e per compiti per i quali non era stato progettato.
Nonostante le ricerche condotte dalla Marina italiana e da navi francesi provenienti da Bizerte, non furono trovati sopravvissuti né corpi.
Solo il 26 dicembre un pescatore recuperò nella sua rete il corpo del comandante, il tenente di vascello Du Plessis de Grenédan. In seguito fu ritrovato anche il corpo di un altro membro dell’equipaggio, il QM Guillaume.
Per commemorare i caduti, nel cimitero di Sciacca nel 1927 fu eretto un monumento ossario. Don Michele Arena, prete del convento delle Giummarre, contribuì a mantenere vivo il ricordo dei caduti francesi, promuovendo l’innalzamento di un monumento di fronte al mare. Una statua di bronzo di Notre Dame de Fourviere fu posta in cima ad una colonna, con una lapide che ricorda i caduti e i legami di pace tra Francia e Italia.
Nel 1964, in occasione del quarantesimo anniversario della tragedia, fu inaugurata una colonna votiva alla presenza di alte autorità italiane e francesi. Di recente, una compagnia teatrale saccense ha portato in scena uno spettacolo che ha rievocato la tragedia del Dixmude, mantenendo viva la memoria di questo tragico evento nella storia di Sciacca e dell’aviazione.
Le vittime della tragedia del Dixmude
Nella tragedia del Dixmude persero la vita 50 persone.
40 membri dell’equipaggio:
I meccanici d’aeronautica Mot2 Pierre, Casimir, Baptiste ALBAGNAC e Georges, Louis BAILLOUX, il SM meccanico d’aeronautica Ange, Jean, Louis BOULLEAU, i meccanici d’aeronautica Mot2 Roger, Marius BOYER e Victorin, Louis BRUNIAS, il Mot arrimeur Maurice, Jules, Baptiste, Pierre CHARPENTIER, il SM meccanico d’aeronautica Georges, Victor, Auguste CLAVEL, il QM arrimeur volante André CLOSVIROLA, il SM2 pilota di direzione Joseph, Louis, Marie COLLET, il SM meccanico volante Noël, Marie COROUGE, il QM meccanico volante Marcel, Alexandre COUVÉ, il LV pilota di dirigibile Jean, Joseph, Anne, Marie, Julien du PLESSIS de GRENÉDAN, comandante,
il Mot meccanico d’aeronautica Raymond, Louis DUBOIS, i QM meccanici volanti Jean, Constant FELON, Charles, Georges FOUCHET e Louis GALLET, il Mt meccanico volante Charles, Jean GASPAILLARD, il QM radio volante Marie, Antoine, Emile GUILLAUME, il SM arrimeur Joseph GUILLEMOT, il Mt di manovra pilota di direzione René, Félix, Marie HAMON, il Mot2 meccanico d’aeronautica Louis, Jean IMBERT, il QM radio volante Pierre, Jean-Marie JAFFREZIC,
il SM meccanico volante François, Clément JAN, i QM arrimeurs Charles, Marcel KUBLER e Saint-Amand, Charles, Adolphe La FORGE, il SM meccanico volante Jean, François, Aimé, Eugène LIZÉE, il QM meccanico volante François, Auguste, Joseph, Mathurin MAINGUY, il LV pilota di dirigibile Sylvestre, Antoine MARCAGGI, il PM meccanico volante René, Henri MOMBERT, il QM meccanico volante Kléber, Eugène, Marie, Albert NAL, il SM radio volante Adrien, Jean-Baptiste PAUC, il QM meccanico volante Charles, Joseph, René, Louis QUÉMERAIS, i QM arrimeurs volanti Jean RICHARD e Géraud, François, Marie ROCHER, il Mot meccanico volante Jean, Eugène, Edouard ROUDEN, il LV pilota di dirigibile Adrien, Aimé, Victor ROUSTAN, comandante in seconda, il Mot arrimeur Charles, Paul SÉDILLOT, il SM arrimeur volante Louis, Marie TARTIVEL e il QM meccanico volante Jean, Léopold VINCENOT.
10 passeggeri
Il CC Victor, Louis BERRETTA, i LV piloti di dirigibile Pierre BOURDIER e Maurice, Gabriel CONVENTS, il CF pilota di dirigibile Georges, Léon, François, Jules HENNIQUE, comandante il CAM di Cuers-Pierrefeu, il LV pilota di dirigibile Serge, François, Roger GOISLARD de La DROITIÈRE, il CC pilota Henri, Jules LEFRANC, il LV osservatore Georges, Etienne LEVESQUE, il Med1 Léopold, Henri PÉLISSIER, il CC pilota di dirigibile Georges, Paul RENON, il LV pilota di dirigibile Henri, Marcel, Aurélien ROUSTAN e, infine, il CV Pierre, Edouard, Marie YVON.
Il dirigibile LZ 114, meglio conosciuto come DR-1 Dixmude
Nel panorama storico dell’aviazione, il dirigibile LZ 114, meglio conosciuto come DR-1 Dixmude, rappresenta un capitolo significativo nella storia della Aéronautique navale francese. Questo imponente aeronave, dalla struttura in duralluminio e rivestita in stoffa di cotone impermeabile, fu originariamente concepita per scopi militari dalla Luftschiffbau Zeppelin di Friedrichshafen, in Germania, nei primi anni dieci del Novecento.
L’LZ 114 apparteneva alla classe L.70 della Kaiserliche Marine tedesca, una serie che comprendeva le aeronavi da LZ 112 a LZ 114, progettate dall’ingegnere Ludwig Dürr. Tuttavia, con la fine della prima guerra mondiale, la costruzione di LZ 114 fu interrotta, e l’aeronave venne ceduta alla Francia in seguito agli accordi armistiziali, come parte delle riparazioni di guerra. La designazione LZ.72 accompagnò il suo primo volo il 9 luglio 1920.
Prima di essere consegnato alle autorità francesi, il dirigibile subì diverse modifiche su loro richiesta. Dopo il trasferimento da Friedrichshafen a Maubeuge, l’aeronave fu presto traslocata alla base della Marine nationale di Cuers-Pierrefeu, vicino a Tolone, dotata di un ampio hangar per dirigibili costruito con parti di hangar tedeschi. Durante il viaggio, sorvolò lentamente Parigi, passando sopra gli Champs-Elysées, dove la popolazione si radunò per ammirarla.
DR-1 Dixmude
Le operazioni a terra richiedevano la presenza di un nutrito gruppo di soldati, e si riscontrarono problemi con i serbatoi dell’idrogeno, che presentavano perdite. Il 4 settembre l’aeronave venne ribattezzata DR-1 Dixmude, in omaggio ai fucilieri di marina francesi caduti nella prima guerra mondiale. Nonostante i problemi iniziali con i serbatoi, che includevano un atto di sabotaggio da parte di un ingegnere tedesco, e difficoltà legate alla colla utilizzata, il Dixmude fu infine equipaggiato con nuovi serbatoi e riprese le operazioni di volo nel 1923.
Tecnicamente, il Dixmude era un dirigibile di tipo rigido con sette motori Maybach MbIVa, che gli consentivano di raggiungere una velocità massima di circa 36,4 m/s. L’idrogeno era contenuto in sedici celle, con una capacità totale di 68.500 metri cubi.
Il comandante Du Plessis de Grénédan fu determinante nel rilancio delle operazioni di volo del Dixmude. Tra le numerose missioni, il dirigibile effettuò voli di andata e ritorno dalla Corsica, una crociera Cuers-Algeria-Tunisia-Cuers, e un’imponente navigazione che stabilì il record mondiale di durata e distanza. Tuttavia, un volo nel novembre del 1923 si concluse quasi in tragedia a causa di una tempesta, che mise in luce la necessità di ulteriori miglioramenti.
Il Dixmude, con la sua storia travagliata e la sua fine tragica, rimane un simbolo del progresso e delle sfide dell’aviazione del primo Novecento, incarnando l’audacia e l’ingegneria di un’epoca di grandi cambiamenti.
Don Michele Arena
Alla luce di quanto scritto fin qui, appare assai ingenuo il racconto che si fa a Sciacca, in cui, i testimoni, in piena notte, contadini e pescatori, avvertano il parroco delle Giummare, che subito si attiva per organizzare i soccorsi, prima ancora di avvertire le forze dell’ordine, i carabinieri in questo caso.
Alle 2:30 della notte una luce intensa illuminò il cielo di Sciacca. Probabilmente un fulmine colpì il Dixmude e l’intero equipaggio precipitò a pochi metri dalle coste di Sciacca. Subito da Sciacca partirono gli aiuti guidati dal parroco della chiesa delle Giummare, Don Michele Arena, ma ci si rese subito conto che per tutti gli occupanti del dirigibile non c’ era più niente da fare.
Esaminando la narrazione che circola a Sciacca riguardo al ruolo di Padre Michele Arena durante il tragico incidente del dirigibile Dixmude, è necessario adottare, dunque, un approccio storico equilibrato e contestualizzato.
Non è in dubbio il fatto che un prete, istruito, che conosceva le lingue straniere, fosse un’ istituzione. E certamente a Sciacca Padre Arena, con il suo orfanotrofio, e le sue attività a favore della città, la scuola e la chiesa, era una delle istituzioni più riconosciute nella città dell’epoca.
Ma resta il fatto che ci troviamo davanti ad una operazione militare di un paese straniero in terra straniera. Difficile credere che fosse passato tutto così inosservato.
Leggiamo il contesto
Contestualizzando i fatti, anche considerando l’arretratezza dei tempi, siamo in pieno periodo fascista, siamo nell’immediato dopo guerra (sono passati appena 5 anni dalla fine della prima guerra mondiale, dove l’Italia è tra i vincitori) e i rapporti con gli alleati francesi sono ancora attivi.
Certamente l’operazione militare precede qualunque altra operazione umanitaria.
Appare più vera una ricostruzione diversa. E cioè che Padre Arena sia stato chiamato, almeno in contemporanea ai carabinieri, 5 giorni dopo la tragedia, ossia al rinvenimento del cadavere.
Insomma, il racconto popolare pare raccontare meglio l’opera e l’umanità di Padre Arena. Azione riconosciuta non solo dalla comunità locale, ma anche da famiglie influenti francesi e dalle più alte autorità di quel paese, tanto da essere insignito di onorificenze.
Oppure questa storia vuole spiegare la reazione di una comunità di fronte a un disastro, ma anche la complessità delle relazioni internazionali e il ruolo delle figure ecclesiastiche in un contesto politico e sociale in rapida evoluzione. Forse, spiega anche come Padre Arena, attraverso il suo impegno e la sua dedizione, divenne non solo un eroe locale, ma anche un simbolo di solidarietà e umanità in un periodo di tensioni e cambiamenti.
Lo strano caso di Sciacca
Nella tradizione orale di Sciacca, poi, vengono tramandati diversi aneddoti riguardo a Padre Arena.
Un aneddoto particolare di questa intrigante ricostruzione è quello di Padre Arena il quale riferì che in segno di ulteriore gratitudine i francesi durante la seconda guerra mondiale non bombardarono Sciacca ma la città vicine come Marsala o Trapani. Avevano infatti paura di fare male alla Chiesa di Padre Arena e alle famiglie dei pescatori che tanta umanità avevano mostrato per degli sconosciuti.
L’aneddoto riguardante Padre Arena e il presunto risparmio di Sciacca dai bombardamenti francesi durante la Seconda Guerra Mondiale è, a dir poco, intrigante. Tuttavia, come storico, è mio dovere avvicinarmi a tale racconto con una certa dose di scetticismo e analisi critica.
Prima di tutto, è importante sottolineare che le decisioni belliche, specialmente in un contesto così complesso come quello della Seconda Guerra Mondiale, sono influenzate da una moltitudine di fattori strategici, politici ed economici. La scelta di bombardare o meno una città raramente si basa su considerazioni di gratitudine o empatia, anche nel caso di gesti umanitari significativi avvenuti in passato.
Aneddoti e Storia
Inoltre, è essenziale considerare la natura e la fonte dell’aneddoto. Storie come questa possono spesso trasformarsi in leggende urbane o miti locali, arricchiti e modificati nel corso degli anni. La mancanza di documentazione o prove concrete che supportino questa affermazione rende difficile accettarla come un fatto storico incontestabile.
Bisognerebbe anche riflettere sul contesto militare dell’epoca e sulle politiche militari delle forze alleate, compresa la Francia. Le decisioni riguardanti obiettivi specifici di bombardamento erano complesse e spesso prese in base a valutazioni tattiche e strategiche, nonché a informazioni di intelligence, piuttosto che a sentimenti di riconoscenza.
In conclusione, pur riconoscendo il potenziale valore simbolico e culturale di tali aneddoti nella memoria collettiva di una comunità, è fondamentale mantenere un approccio critico e basato su prove concrete quando si tratta di interpretare eventi storici, specialmente quelli relativi a periodi complessi e turbolenti come la Seconda Guerra Mondiale.
Dixmude Francia: una storia dell’aviazione
In conclusione, la storia del dirigibile Dixmude è un capitolo affascinante e tragico nella storia dell’aviazione perché rappresenta un simbolo di un’epoca segnata da profondi cambiamenti geopolitici e tecnologici.
Ed è senza dubbio interessante scovare verità e leggende di un evento che ha segnato la comunità di Sciacca dal 1923 ad oggi.
La perdita del Dixmude non fu solo un duro colpo per l’aeronautica militare francese, ma anche un momento di riflessione sulla vulnerabilità e sui rischi associati ai primi tentativi di conquista dei cieli. La tragedia del Dixmude, con le sue cinquanta vittime, rimane impressa nella storia come un promemoria delle sfide e dei pericoli dell’era pionieristica dell’aviazione.
L’incidente del Dixmude solleva anche questioni importanti sull’uso della tecnologia nelle guerre e sulle conseguenze umane di tali disastri. Ogni vittima dell’incidente aveva una storia, una famiglia, e rappresentava un tassello unico nel complesso mosaico della storia umana.
Infine, il modo in cui la comunità di Sciacca ha risposto alla tragedia, con umanità e rispetto, fornisce un potente esempio di solidarietà in tempi di crisi. Il loro tributo ai caduti, attraverso monumenti e commemorazioni, non solo mantiene viva la memoria della tragedia, ma riafferma anche i legami di empatia e comprensione tra popoli diversi.
La storia del Dixmude, quindi, non è solo un racconto di ingegneria e avventura, ma anche una testimonianza di coraggio, perdita e compassione umana.