C’era una volta… “u muluni a prova”. Vi ricordate?
C’è stato un tempo, anni fa ormai, in cui esisteva questo metodo di vendita dell’anguria.
Intanto per chi non è siciliano, è doveroso chiarire che noi siciliani chiamiamo “muluni” o “muluni r’acqua” (melone d’ acqua) quello che in italiano si chiama anguria o anche cocomero. Che poi melone d’acqua sarebbe pure la traduzione dall’inglese watermelon.
Quindi, in Sicilia e anche a Sciacca, se chiedete dal fruttivendolo un melone vi verrà data una anguria. Mentre ciò che in lingua italiana si chiama melone in Sicilia generalmente può essere
- o “muluni di ciavuru” anche detto cantalupo. U ciavuro sarebbe l’odore, quindi melone di odore, per il suo caratteristico profumo.
- oppure “muluni d’invernu” ossia il melone bianco, anche melone invernale.
In alcune famiglie, è ancora pratica comune appendere il melone invernale sulle travi del proprio magazzino o sotto una tettoia. In modo che poi si possa consumare il melone più avanti anche nella stagione autunnale. Il melone si appende con delle reti, tipo rete da sacco di patate, in questo modo si conserva per lunghi periodi. Contrariamente se si poggia per terra il melone marcisce in poche settimane o giorni.
Anguria come una Zucca
Le angurie naturali sono spesso privi di sapore e spesso vengono paragonate al sapore di zucca.
Questo accade principalmente per due motivi. Il primo è che angurie, cocomeri, meloni appartengono tutti alla stessa famiglia. La seconda ragione è che spesso per rendere la pianta di anguria più forte, le angurie vengano innestate sulle piante da zucca, più resistenti al tempo o agli attacchi dei parassiti.
Quindi, nel momento in cui l’anguria non abbia una maturazione perfetta, è possibile avere un retrogusto di zucca.
Il rito del Muluni a prova
Ma torniamo alla vendita del melone a prova. Chissà quanti oggi si ricordano di questa pratica!?
U mulini a prova era un tradizionale rito che si svolgeva in strada e permetteva di comprare una anguria con la certezza che fosse dolce e matura.
Cosa succedeva? Grazie ad un coltello a punta, si eseguiva un saggio vero e proprio e si estraeva un piccolo tocco sulla anguria, un quadrato che ne estraeva, dal centro, un bel pezzo e si assaggiava il gusto. Un pezzo il venditore, un pezzo l’acquirente.
In quel momento si metteva a dura prova l’esperienza del venditore e la qualità dei meloni che si compravano. Non era facile scegliere in mezzo ad una montagna di meloni quale fosse il più maturo. Se il melone sapeva di “Cucuzza” se ne provava un altro fino a trovare il melone dolce.
Se il venditore, u mulunaru, era stato bravo a comprarli o a coltivarli, questa bravura veniva certamente ricompensata, non solo in autostima ma anche economicamente.
Infatti, l’anguria “a prova” costava di più. Il venditore, alla fine, doveva pur coprire una certa percentuale di errore. Non sempre si indovinava alla prima volta, il melone danneggiato dal tocco difficilmente sarebbe stato venduto.
E chi acquistava era disposto al sovrapprezzo per la garanzia di non aver comprato una zucca.
Muluni a prova addio
Oggi questa pratica non esiste più. Si è estinta come moltre altre cose del passato e si è facilmente dimenticata. Infatti, non è più necessario u mulini a prova.
Le angurie sono tutte buone: rosse, mature e dolci. Tutte garantite.
I dubbi ovviamente sono altri.
In pratica esistono prodotti a base di Calcio e Magnesio che aumentano il grado zuccherino della frutta. In natura la terra dovrebbe essere ricca di potassio. Questi prodotti vengono aggiunti all’acqua di irrigazione e quindi assorbiti dal frutto che risulta dolce in modo innaturale. Si tratta di prodotti vietati in agricoltura biologica ma utilizzati in agricoltura di produzione.
Quindi se state male con lo stomaco significa che qualcuno ha esagerato nell’irrigazione.
Oppure possiamo pensare che Madre Natura si è perfezionata a tal punto da far maturare le angurie tutte in una volta.